Qual è il significato racchiuso nelle nomine ad Ambasciatori del Perdono?

Riportiamo integralmente un articolo che lo racconta, a partire della recente Giornata Internazionale del Perdono.

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“E’ sempre interessante guardare all’origine delle parole, specie quando nei secoli il loro significato si è stratificato di rimandi culturali e religiosi. Nel caso del perdono questo processo è stato incisivo: per molti evoca concetti come colpa, vittima, carnefice, remissione dei peccati, prerogativa divina.

Poi c’è l’accezione universale, laica, originaria: il per-dono. L’attitudine, la scelta di riconoscere e onorare la vita in ogni sua manifestazione come un dono.

Questo è il senso che anima la Giornata Internazionale del Perdono, evento istituzionale ideato da Daniel Lumera, che ogni anno coinvolge migliaia di persone per un confronto pragmatico su questo valore individuale e sociale, che tocca in modo trasversale tanti ambiti, tra cui scienza, cultura, spiritualità.

In questa 8° edizione la giustizia ha avuto ampio spazio, mediante una tavola rotonda in cui erano presenti persone che hanno subito perdite irreparabili, autori di reati gravissimi e rappresentanti di realtà che si spendono per una giustizia consapevole, come Nessuno Tocchi Caino, Made in Carcere e My Life Design ODV, organizzatrice dell’evento.

Il sottotitolo della Giornata recitava: “Ogni ferita può diventare feritoia”. Ed è proprio questo che è stato esplorato, attraverso le testimonianze che si sono intrecciate, pur partendo da posizioni diametralmente opposte. I presenti hanno accolto con uguale rispetto e commozione le parole di chi un reato l’ha subito e di chi l’ha commesso. Storie di ferite profondissime, che, attraverso una scelta maturata nel tempo e portata avanti giorno dopo giorno, si sono trasformate in nuove possibilità, per se stessi e per gli altri.

Il perdono trascende i ruoli, non per dimenticare, ma, al contrario, per imparare, curare, unire. Proprio per questo è stato assegnato il titolo di Ambasciatore del Perdono a due persone con vicende apparentemente contrapposte.

Lucia di Mauro, vedova di Gaetano Montanino, vittima innocente della criminalità organizzata, che si è fatta carico del ragazzo, ai tempi minorenne, che tolse la vita al marito e sta dedicando la propria vita a supportare tanti adolescenti come lui che incontra nel carcere di Nisida e in altri istituti.

Questa la motivazione: “Perchè attraverso la tua ferita hai aperto una feritoia talmente luminosa da contagiare tutto e tutti, con determinazione, perseveranza e Amore.”

Giuseppe Grassonelli, recluso da oltre 30 anni, durante i quali si è laureato con lode in Lettere e Filosofia, ha partecipato attivamente ai laboratori Spes contra Spem di Nessuno Tocchi Caino e ha dimostrato una profonda presa di coscienza, che intende mettere a servizio dei più giovani per dissuaderli dal seguire la via della criminalità.

Questa la motivazione: “Perchè testimoni che da qualunque esperienza veniamo, possiamo intraprendere un cammino di profonda ed autentica trasformazione.”

Grassonelli aveva ottenuto un permesso speciale per partecipare alla Giornata insieme ad altre 7 persone recluse nel carcere di Opera: Antonio Albanese, Vito Baglio, Felice Falanga, Corrado Favara, Domenico Ferraioli, Vincenzo Solli, Vito Troisi.

Il destino ha voluto che il treno sul quale viaggiavano accumulasse così tante ore di ritardo, a causa di un blackout generale sullo snodo di Roma, da impedire, con grande incredulità e dispiacere di tutti, la partecipazione in presenza, che si è trasformata in un collegamento telefonico.

All’atto della consegna delle targhe di Ambasciatore del Perdono, si è offerta di fare le veci di Grassonelli la giovane Emanuela Sannino, figlia di Palma Scamardella, vittima innocente di camorra, affinchè potesse compiersi uno scambio altamente simbolico tra Lucia e Giuseppe, in rappresentanza di tutti coloro che hanno attraversato la perdita, il dolore, la colpa. E così il perdono, che non ha nulla a che vedere col rimuovere, condonare o subire, diviene un processo di guarigione attraverso cui qualunque accadimento, anche il più terribile, può essere liberato dall’odio e generare una rinascita individuale e sociale, in virtù dell’interconnessione che ci lega tutti.

Il 1° giugno scorso, durante il periodico laboratorio Spes contra Spem presso il carcere di Opera, l’attestato è finalmente giunto nelle mani di Grassonelli, che accettandolo si assume la responsabilità di dedicare la propria vita a diffondere il valore del perdono e della consapevolezza.

Le centinaia di persone che hanno applaudito questa assegnazione hanno compreso che quando una persona finisce in carcere il fallimento è dell’intera società e quando qualcuno rinnega la vita criminale e decide di mettersi al servizio per restituire alla società stessa, allora il beneficio è collettivo. La presa di coscienza di ogni singolo individuo produce un cambiamento, perché il pensiero modifica e genera la realtà.

Siamo dunque pronti a perdonare?”

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