Alla tavola rotonda della Giornata Internazionale del Perdono del 6 maggio scorso erano presenti veramente tutti: persone che hanno subito perdite irreparabili, autori di reati gravissimi, rappresentanti di associazioni che si spendono per una giustizia davvero conspevole e, non ultimi, i volontari attivi nelle carceri.

Il sottotitolo di questa GIP parlava molto chiaro: “Ogni ferita può diventare feritoia”.

Ed è proprio questo a cui abbiamo assistito, grazie alle testimonianze potenti che si sono intrecciate, pur partendo da posizioni diametralmente opposte.

Storie di ferite profondissime che, attraverso una scelta maturata nel tempo e portata avanti giorno dopo giorno, si sono trasformate in nuove possibilità, per se stessi e per gli altri.

Nelle prossime settimane condivideremo le riflessioni e i racconti che hanno fatto volare il tempo nel Monastero di San Magno, dove centinaia di persone hanno accolto con uguale rispetto e commozione le parole di chi un reato l’ha subito e di chi l’ha commesso.

Il Perdono trascende i ruoli, non per dimenticare, ma, al contrario, per imparare, curare, unire.

Proprio per questo è stato assegnato il titolo di Ambasciatore del Perdono a due persone con vicende apparentemente contrapposte.

Lucia di Mauro, vedova di Gaetano Montanino, vittima innocente della criminalità organizzata, che si è fatta carico del ragazzo, ai tempi minorenne, che tolse la vita al marito. Lucia sta dedicando la propria vita a supportare non solo lui, ma tutti i ragazzi come lui, che incontra nel carcere di Nisida e in altri istituti.

Questa la motivazione:

“Perchè attraverso la tua ferita hai aperto una feritoia talmente luminosa da contagiare tutto e tutti, con determinazione, perseveranza e Amore.”

Giuseppe Grassonelli, recluso da oltre 30 anni, durante i quali si è laureato con lode in Lettere e Filosofia ed ha intrapreso un autentico percorso di presa di coscienza, che intende mettere a servizio specie dei più giovani, per dissuaderli dal seguire la via della criminalità.

Questa la motivazione:

“Perchè testimoni che da qualunque esperienza veniamo possiamo intraprendere un cammino di profonda ed autentica trasformazione.”

Questo scambio simbolico tra Lucia e Giuseppe, che rappresentano tutti coloro che hanno attraversato la perdita, il dolore, la colpa, suggella il profondo significato del Perdono: riconoscere e onorare la vita in ogni sua manifestazione come un Dono.


Grazie a tutti i relatori che hanno partecipato, di cui condivideremo gli interventi: Rita Bernardini, Sergio D’Elia e Maria Brucale di Nessuno Tocchi Caino; Luciana Delle Donne di Made in Carcere; Emanuela Sannino, figlia di Palma Scamardella, vittima innocente di camorra; il prof. Camillo Regalia del Centro Studi Ateneo dell’Università Cattolica di Milano; dal carcere di Milano Opera Vito Baglio, Giuseppe Grassonelli, Felice Falanga, Corrado Favara, Domenico Ferraioli, Vincenzo Solli, Vito Troisi; i ragazzi del carcere di Saluzzo attraverso una testimonianza scritta.

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