Con grande piacere abbiamo portato la nostra testimonianza al convegno di Fondazione Forense di Monza, un incontro formativo multidisciplinare rivolto agli avvocati per fare un punto sull’applicazione dei dettami costituzionali circa il fine rieducativo della pena.
Condividiamo una sintesi degli interessantissimi interventi dei relatori.
Ida Nicotra, professore ordinario di Diritto Costituzionale presso l’Università di Catania, già membro dell’Autorità Nazionale Anticorruzione, ha fatto un excursus sul quadro normativo di riferimento, sottolineando in particolar modo come i Costituenti, in ambito di comminazione di una pena, facessero esplicito riferimento ai condannati in via definitiva, considerando peraltro la reclusione come l’estrema ratio.
Come noto, invece, nelle carceri italiane vi è una grandissima percentuale di persone in attesa di giudizio, con tempistiche peraltro estremamente lunghe, contrarie ad una società veramente civile.
Ha poi menzionato le condanne della CEDU (Corte Europea dei Diritti dell’Uomo) all’Italia per le condizioni degradanti di alcuni istituti penali, che hanno causato procedimenti e risarcimenti. In conclusione, ha rammentato come la “sproporzione della pena”, osteggiata sulla carta dalle normative vigenti, non si riferisca solo alla durata della stessa, ma anche alla sua qualità, onde evitare quella privazione di dignità che, oltre ad essere incostituzionale e non etica, provoca sul reo un effetto contrario a quello auspicato, con gli esiti di altissima recidiva sotto gli occhi di tutti, fino ad essere tra le cause dell’altissimo numero di suicidi.
Rosalba Petruso, Funzionario Giuridico Pedagogico della Casa Circondariale Pagliarelli di Palermo, presso la quale peraltro siamo attivi da oltre un anno col progetto Caro amico ti scrivo, ha parlato delle difficoltà nell’applicare i protocolli previsti ed il trattamento individualizzato per la cronica carenza di organico (presso il suo istituto a ciascun funzionario sono assegnate 100-120 persone detenute), così come l’alto tasso di burnout di operatori e polizia pentenziaria (numerosi i suicidi anche tra gli agenti), che si riflette poi sul clima all’interno del carcere.
Ha inoltre condiviso quanto constatato in tanti anni di professione, ovvero l’inefficacia di molti interventi in sè positivi, come corsi professionalizzanti, culturali, ecc (anch’essa attestata dall’alta recidiva), in assenza di una vera presa di coscienza personale, per la quale un punto chiave è la relazione pedagogica significativa e continuativa.
Ha infine raccontato come in un momento di chiusura totale del carcere come quello della pandemia, l’avvio delle corrispondenze di Caro amico ti scrivo abbia contribuito a sedare situazioni esplosive e, nel tempo, creato veri ponti di collegamento tra le persone, instaurando relazioni sane che sono poi proseguite anche successivamente alla scarcerazione.
Cristina Franchini, in rappresentanza della My Life Design ODV, ha quindi illustrato gli interventi in ambito di giustizia di questi anni e la prospettiva di una Giustizia Consapevole rivolta a tutti, sia a chi ha commesso un reato che a chi l’ha subito, agli operatori, ai familiari ed alla società intera, come superamento del paradigma retributivo e preludio alla giustizia riparativa.

Ha condiviso i principi alla base del MyLife Design® e della biologia dei valori e la loro declinazione dei progetti sociali dedicati alle persone detenute, come Liberi Dentro, per facilitare l’integrazione del passato ed un approccio positivo e responsabile al futuro, con nuove consapevolezze, in vista del reintegro in società, affinchè il tempo della pena sia un tempo utile e di trasformazione.
Ogni intervento dentro e fuori dal carcere, da parte dei formatori e dei tanti volontari della ODV, rappresenta un seme che si pianta e che potrà germogliare, proprio come quelli di questa immagine.

Ha concluso il convegno la dott.ssa Maria Pitaniello, Direttrice del Casa Circondariale di Monza, riportando le tante iniziative attive nella struttura, esempi lodevoli di azioni trattamentali inclusive e diversificate, tra cui il bellissimo progetto Metamorfosi, per il riciclo del legno dei barconi dei migranti, nonchè preventive dei purtroppo sempre più frequenti atti di autolesionismo e autosoppressione.
Grazie alla Fondazione Forense di Monza per l’opportunità di essere parte di questo bellissimo convegno, alla dott.ssa Daniela Silva, per la passione e la splendida organizzazione, all’avv. Gabriele Tossani, moderatore dell’incontro, ed a Francesca Macaddino, trait d’union che ha creato questa costruttiva sinergia.
Last but not least, grazie di cuore a tutti i volontari e sostenitori che rendono possibili i progetti sociali di giustizia consapevole, a beneficio dell’intera società!
Una menzione speciale all’8 per mille Valdese, che contribuirà alla realizzazione di Liberi Dentro nelle carceri di Livorno e Milano.