Un altro incontro coi partecipanti di Liberi Dentro nel carcere di Livorno: ulteriori riscontri, nuove condivisioni che arrivano spontanee. Non c’è bisogno di chiedere adesso che il gruppo è consolidato, dopo tutti questi mesi insieme.
“Voi parlate coi fiori in bocca” ci dice uno dei ragazzi, cercando poi di spiegare la sua esperienza di ascolto diversa dal solito: non ci sono state solo parole, concetti, ma anche qualcosa di difficilmente descrivibile ma molto tangibile, che ha portato benessere, su vari livelli, speranza e positività.
Siamo all’interno di una sezione in cui le pene da scontare sono lunghe, non è certo mancato il tempo di riflettere a queste persone. Ma hanno intravisto e sperimentato una prospettiva nuova in questo percorso.
Questo è il senso di Liberi Dentro: anche in uno stato di reclusione e privazione si può riscoprire la vera libertà, di scelta, di determinazione, così come la vera felicità, quella intrinseca, che prescinde dall’esterno. Anche quando “il fuori” è brutto, dentro può esserci il sole.
Il responsabile dell’area trattamentale (composta dagli educatori, ora funzionari giuridico-pedagogici) passa a salutare e ci ribadisce che il progetto ha funzionato davvero bene: le persone che hanno partecipato vorrebbero proseguire e chi ne ha sentito parlare vorrebbe iniziarlo.
Ne siamo felici e ci mettiamo all’opera per pianificarne la prosecuzione!
Grazie a tutti coloro che sostengono questo intervento, in primis all’8 x mille Valdese che sta fortemente contribuendo alla sua realizzazione.
E grazie alle formatrici di questa prima parte del progetto, Valeria Pompili e Serena Porciani, che hanno fatto breccia nei cuori di queste persone con la propria presenza ed autenticità.