Ecco una nuova condivisione di questa rubrica di Roberto Pagani, dedicata all’esperienza diretta di Liberi Dentro, il progetto di educazione alla consapevolezza e libertà dedicato alle persone recluse.

“Seconda settimana in carcere. No, non sono stato rinchiuso. È un progetto che sto seguendo con Manuela Zavan. Scrivo le mie sensazioni dopo essere uscito, perché comunque nelle carceri non sono ammessi i cellulari. Si entra in una specie di bolla fuori dallo spazio e dal tempo.

Questa settimana, Pasquale (nome fittizio) è accompagnato da vari compagni di sezione. Sono più giovani, più vocali. Pasquale settimana scorsa ascoltava pazientemente, prima di parlare e condividere. Invece Salvatore (sempre nome fittizio) sembrerebbe volersi sfogare. Fa subito mille domande, e vuole una risposta su come risolvere i suoi problemi. Ride cinicamente al nome del progetto “Liberi Dentro”. “Ma che libertà”, dice. Il suoi bicipiti imponenti sono coperti di tatuaggi, i suoi occhi scuri sono penetranti. Non lo vorresti incontrare di notte in un vicolo cittadino… Eppure ci racconta dei suoi attacchi di panico, e di come soffre per la sua famiglia. Sembra che tra di loro, qui dentro, abbiano rinunciato al machismo che li vorrebbe duri e impenetrabili. Rivelano racconti toccanti. Sento scricchiolare le mie immagini sulla Giustizia.

Manuela prova a spiegare alcuni passaggi importanti per accedere a quello spazio interiore che, attraverso la consapevolezza, potrebbe aiutare Salvatore ed i suoi compagni a vivere con maggiore serenità questa esperienza carceraria. Ma Salvatore è irrefrenabile, la sua energia incontenibile. Vuole risposte alle sue domande su come stare meglio. Pasquale lo osserva in silenzio, sembra rassegnato ai suoi sfoghi, forse sa che è meglio non contraddirlo. E allora Manuela passa alla pratica, e chiede loro di mettersi in cerchio per un esercizio di respirazione e visualizzazione. Il gruppo si dispone e segue abbastanza docilmente le istruzioni di Manuela. Uno dei ragazzi non riesce a contenere la tensione e la sfoga in alcune risate a stento trattenute. Alla fine dell’esercizio fanno qualche battuta, probabilmente perché faticano ad abbandonarsi a ciò che hanno appena vissuto, e vogliono mantenere la loro maschera un po’ strafottente. Ma poi si scusano. E Salvatore promette che proverà a fare l’esercizio suggerito da Manuela per placare le sue ansie.

Ci diamo appuntamento per settimana prossima. La loro umanità, pur nel mezzo di tanti atteggiamenti e modi di fare spavaldi, traspare e mi commuove. Mi fa pensare a quante volte io abbia indossato una maschera per non mostrare la mia fragilità e vulnerabilità, soprattutto sul mondo del lavoro. Manuela, che ha già fatto tante esperienze in vari carceri, mi aveva avvisato di quante emozioni avrebbe smosso il rispecchiarsi in queste forme di umanità. Perché se crediamo veramente nella legge dello specchio, non possiamo applicarla solo quando ci riconosciamo nello specchio, e ci fa piacere. Ognuno di questi incontri ha qualcosa da rispecchiare proprio a me. E questa seconda visita mi ha fatto comprendere quanto profondo sarà questo viaggio insieme a queste anime, che ora si trovano nel carcere, e che sono dei veri maestri…

Infinita gratitudine nel mio cuore per la possibilità di vivere questa esperienza.

Dentro.

La Libertà è uno stato di coscienza.”

2 Comments

  • Manuela Di Dea
    Posted Marzo 18, 2022 6:36 pm 0Likes

    Sto seguendo l’esperienza nel carcere di Aosta attraverso queste condivisioni. Immensa gratitudine per Voi e per i detenuti. Leggendo ho la sensazione di sentire il sentire di chi ha scelto credendo di non avere altra via di uscita. Un carcere che esisteva gia’ dentro, prima ancora di compiere il primo reato. Dentro quelle corazze di cemento armato che sembrano impenetrabili c’e’ molto dolore, solitudine, tristezza, rassegnazione, rifiuto, disperazione. Qualcosa che accomuna tanti di Noi, perche’ alla fine siamo una cosa sola.

    • admin
      Posted Marzo 18, 2022 7:09 pm 0Likes

      Proprio così cara Manuela, grazie per questa condivisione.
      Anche i nostri volontari attivi col progetto “Caro amico ti scrivo…” stanno sperimentando attraverso lo scambio epistolare la reciprocità, la comunanza di timori, resistenze, ferite, così come speranze https://mylifedesign.org/un-anno-di-caro-amico-ti-scrivo/

      In carcere diciamo sempre che si può essere liberi anche in stato di reclusione, così come molte persone apparentemente libere sono invece prigioniere di paure, schemi mentali, credenze.
      La libertà è davvero uno stato di coscienza.

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